CAMPO PROFUGHI DI DIAVATA, Thessaloniki. Grecia, marzo 2022
Grazie a chi acquista i miei libri, il cui guadagno rende possibile tutto questo: donazioni, materiale scolastico e sportivo, vestiti e giocattoli.
Oggi quasi mille persone in fuga dall'inferno della guerra sono presenti in questo spazio per rifugiati circondato da mura e sorvegliato dalla polizia. Siriani, afghani, kurdi, palestinesi, vivono in dei container fatiscenti di 20 metri quadri (prima nelle tende), molti da cinque anni, in attesa di un inserimento nella società che non avviene.
Adiacente al campo, l'associazione Quick Response Team (http://www.quickresponseteam.gr/) ha costruito una struttura che ha chiamato CASA BASE per l'assistenza sanitaria e per svolgere attività educative e ricreative con le bambine, le donne e le ragazze. L'obiettivo principale è di riportare dignità, autostima e felicità alle persone che vivono nei campi profughi.
Con loro ho svolto attività motoria ed esercizi attinenti al gioco del calcio.
...e dopo i rigori scarto dei regali per tutti...
Attività all'interno: lezioni di tedesco, disegno e giochi
Il magazzino della CASA BASE Quick Response Team
Fotografie del volontario e mago Mattia "Flip" Bidoli
Grazie infine a Sara Lorelli di Decathlon Settecamini (Roma) per la donazione di palloni, casacchine e altro materiale sportivo.
LA GUERA
E' pieno de omini, donne e bambini che scappano da n’infame guera,
non sanno ndo annà, vorrebbero solo trovà un po de pace su sta tera.
Nun c’hanno niente appresso e cercano giusto quarcuno che je po da na mano,
diverso da quei balordi che je sparano e je tirano le bombe a mano.
Semo fortunati a vive ndo stamo noi oggi,
è scontato dillo, non è un’opinione,
ma non dimenticamo mai che pure qua ottanta anni fa ce stava sta disperazione.
Me vengono in mente i nonni mia che la guera l’hanno vissuta davero,
e me l’hanno raccontata tanto tempo fa che oggi quasi nun me pare vero.
Ma hanno patito pure loro le pene de st’inferno maledetto,
senza niente da magnà e co la paura che su de loro je crollasse pure er tetto.
Un nonno mio l’hanno mannato al fronte pure se non je annava de fallo,
nei Balcani a morisse de fame e de sete fino a bevese er piscio der cavallo.
Un altro invece s’è messo le api sotto alle recchie pe fasse pizzicà e fingese malato,
e co sti finti orecchioni nun è partito pe la guera, è così che s’è salvato.
Un bisnonno mio c’aveva li nazisti de fronte a casa e ce doveva avè prudenza,
così je portava du fettuccine, pe salvà mi nonna da qualche loro violenza.
L’altra mi nonna invece la facevano lavorà a na polveriera a fa le granate,
e doveva da pure er pane e le ova ai tedeschi, senò la piavano a fucilate.
E mo tu me dirai: ma che sta a di questo, che s’è inventato?!
Te dico solo de vedè quei gommoni che affonneno,
quei pori cristi dietro ar filo spinato.
Quanno guardi ste persone che oggi scappeno dalle guere de sto monno,
pensa bene a giudicalli, perché uno de quelli, poteva esse tu nonno.