LA RESILIENZA DI HIROSHIMA
Dagli hibakusha un messaggio di pace al mondo intero
La scelta di bombardare Hiroshima era dovuta all'importanza militare, la concentrazione della popolazione e di molte strutture e soprattutto per mostrare la forza devastante degli USA che avrebbe portato alla resa del Giappone.
La città inoltre era difficile da bombardare convenzionalmente per via dei fiumi, invece dall'aria non ci sarebbe stata possibilità di difesa ed inoltre questo rendeva difficile i soccorsi.La bomba atomica su Hiroshima, chiamata "Little Boy", è esplosa il 6 agosto 1945 e fu lanciata alle 8:15 (foto dell'orologio in alto fermo sull'ora dell'esplosione) da 9500 metri di altezza da un bombardiere americano B-29 chiamato Enola Gay. La bomba detonò a circa 600 metri sopra il centro della città, sfruttando un'esplosione aerea per massimizzare la distruzione. La temperatura arrivò a milioni di gradi e generò istantaneamente al punto di esplosione. L'onda d'urto distrusse tutto nel raggio di 2 chilometri, circa 140.000 persone morirono entro la fine dell'anno e provocò gravi ustioni e malattie da radiazioni tra i sopravvissuti. Le conseguenze includono devastazione ambientale, sofferenze fisiche e psicologiche, e danni genetici per le generazioni future.La statua a Sadako Sasaki, una bambina colpita dalle radiazioni che inizio a piegare 1000 gru di carta credendo che ciò le avrebbe portato guarigione ed anche se non riuscì a completarle, le gru divennero simbolo universale di speranza e memoria per le vittime di Hiroshima"Non dobbiamo smettere di interessarci alle guerre del mondo: ieri Hiroshima, oggi Gaza. Il dolore non cambia luogo,ma non smette di gridare". Mitsuo, volontarioGli HIBAKUSHA sono i sopravvissuti ai bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki nel 1945. La parola significa "persone esposte all'esplosione". Hanno sofferto gravi conseguenze fisiche e psicologiche, tra cui malattie da radiazioni, e spesso hanno subito discriminazioni. Molti di loro si sono impegnati per promuovere la pace e il disarmo nucleare. Abbiamo intervistato due persone che ci hanno raccontato le loro storie ed un unico messaggio di pace: no a tutte le guerre.
"Avevo 15 anni e quel giorno e mi stavo recando in una clinica a poco piu di 1 km a nord quando esplose la bomba atomica sul ponte di Hiyama Higashi. Stavo passando sotto la grondaia di un edificio di legno e c’è stato un lampo di luce abbagliante ed un ‘esplosione che mi ha scaraventata a terra, facendomi perdere i sensi e intrappolandomi sotto l’edificio. Quando strisciai disperatamente fuori, era buio pesto e dall’altra parte del ponte c’era un mare di fuoco. Molte persone scappavano urlando, mentre il fuoco ardeva. In un attimo Hiroshima si trasformò in un inferno
Ho evitato le ustioni perchè l’edificio sotto la grondaia forniva ombra e sono sopravvissuta con vetri rotti conficcati nella testa, nel collo, nelle mani e nelle dita e contusioni docute ai pilastri dell’edificio crollato.
Poco dopo la fine della guerra soffrivo di perdita di capelli e febbre alta con sangue nelle feci, quindi pensavo di morire, ma grazie alle cure dei miei genitori sono riuscita a riprendermi.
Sono arrivato a credere di essere stata tenuta in vita per trasmettere quello che è successo alle generazioni future e do la mia testimonianza sulla bomba atomica ogni volta che ho la possibilità."
HORIE TAKESHI 85 anni
Avevo 5 anni quel giorno e stavo con mia sorella più grande quando fummo colpiti dall'esplosione. Una luce intensa ci colpì e immediatamente dopo ci fu un'enorme onda d'urto che ci travolse. Ricordo che dopo il lampo accecante, ci fu un suono tremendo che gli abitanti di Hiroshima iniziarono a chiamare "Pikadon", che significa il boato della luce. Io e mia sorella ci sdraiammo a terra e poco dopo andammo in un rifugio antiaereo. Tornammi poi a casa ma l'esplosione l'aveva fatta inclinare su un lato e più tardi iniziarono ad arrivare persone con gravi ustioni. Ricordo in particolare due persone: un ragazzo delle scuole medie il cui volto era completamente ustionato, e una giovane donna, il cui braccio portava ancora il motivo del vestito impresso dalle ustioni. Mia madre cercava di aiutare come poteva, utilizzando strisce di stoffa ricavate dai nostri vestiti per fasciarli. Uscivo a giocare nell'orto sotto casa poiché la casa era piena di feriti ma poi iniziò a piovere all'improvviso. Quella pioggia nera poi si scoprì essere contaminata da radiazioni e tornammo subito dentro. Mio padre, un ufficiale di marina, si trovava vicino all'epicentro al momento dell'esplosione. Morì sei giorni dopo. I soldati ci portarono una piccola cassa bianca: era tutto ciò che rimaneva di lui. Non compresi subito cosa significasse, ma ricordo mia madre che si accasciò in lacrime dopo che i soldati se ne andarono.Dopo la guerra, la vita era estremamente difficile. Per sopravvivere, vendevamo tutto ciò che potevamo e ci nutrivamo di qualsiasi cosa fosse commestibile. Ricordo i giorni in cui a scuola il pasto era l’unico momento di felicità, nonostante fosse spesso costituito da cibo povero come latte in polvere o mais destinato agli animali.Mia sorella morì a 55 anni di un cancro al colon che si era diffuso ovunque e anche mia madre sviluppò un cancro al seno a 60 anni. Sopravvisse, ma perse l'uso del braccio destro. Morì a 83 anni dopo una lunga vita di sacrifici, ma con la gioia di vedere crescere i suoi nove nipoti.Io stesso ho avuto problemi di salute. A 55 anni mi fu diagnosticata un'anomalia alla tiroide, e più tardi un linfoma maligno. Continuo a vivere sotto controllo medico, ma non smetto di preoccuparmi per il futuro dei miei nipoti e dei loro discendenti.
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