Kora è una parola tibetana che significa “sentiero circolare” ed equivale ad un cammino rituale intorno ad un un luogo sacro e di fede, compiuto per devozione tre, tredici o cento otto volte (il numero dei testi sacri buddhisti); l’oggetto di devozione può essere un tempio, uno stupa, un essere santo, per esempio un Buddha o qualunque altro essere illuminato.
I più devoti compiono l’intero percorso prostrandosi a terra, attraverso lo chaktsal, la prostrazione, attraverso il quale i pellegrini esprimono la propria devozione: con le mani giunte in posizione di namastè, di preghiera, si toccano la sommità della testa, gesto che significa la richiesta a tutti i Buddha di concederci la loro benedizione e la purificazione di tutte le nostre negatività fisiche; poi le mani si pongono all’altezza della gola per richiedere a tutti i Buddha le benedizioni della parola e la purificazione di tutte le nostre azioni negative compiute con la parola e il linguaggio; infine con le mani al cuore si richiedono le benedizioni della mente e la purificazione di tutte le negatività della mente; dopodichè si tendono al suolo distesi per poi rialzarsi per raggiungere a piedi il punto in cui sono arrivati con la testa, a volte deponendovi una conchiglia, quindi si prostrano nuovamente e riprendono da capo. Altri pellegrini addirittura completano il circuito camminando obliquamente un passo laterale alla volta.